“La memoria è fatta di cenere e vento”: in queste parole del caro Franco Tritto ho sempre percepito del rammarico.
La memoria è affidata ai posteri. Ma riuscirà a giungere agli uomini dell’avvenire prima che il vento abbia spazzato via tutta questa cenere?
Avevo letto che l’ultima parte dell’addestramento di alcuni monaci asceti consisteva nel dimenticare quello che avevano imparato. Come completamento del loro percorso mistico dovevano infatti lasciarsi ogni cosa alle spalle scordandola del tutto. Dicevano che solo trovando il vero vuoto avrebbero potuto comprendere il tutto; tutto ciò che è.
Dobbiamo ricordare o dobbiamo dimenticare? Dobbiamo tramandare la memoria o dobbiamo lasciare che il vento soffi via la cenere?
Cosa potrebbe succedere in un futuro se dovesse presentarsi un altro Aldo Moro? Ammesso e non concesso che il mondo, così come lo conosciamo, ci sia ancora.
Se tutti avessero dimenticato avrebbe ugualmente senso? Certo! Forse sarebbe come per altri antichi maestri obbligati ad insegnare ogni cosa da capo.
Il nuovo Aldo Moro si farebbe ancora carico del male del mondo assumendosi il peso della responsabilità sulle proprie spalle? Sicuramente, ne sono convinto!
Sarebbe di nuovo rapito ed ucciso? È molto probabile. Mistificato e dimenticato ancora una volta? Sì. E ce ne sarebbe un altro dopo di lui ed un altro ancora? In quanti dovrebbero essere per essere troppi a morire? Uno, cento, mille? Quando l’umanità si renderà finalmente conto di quanto sia prezioso questo insegnamento e ne farà tesoro mettendolo in pratica?
La vita è qui, adesso. Solo il presente ci appartiene. Noi cosa stiamo facendo per cambiare in meglio noi stessi e quindi tutto quello che ci circonda?
A chi vanno dunque le parole amorevoli e sagge di mio nonno? Chi ha colto la grandezza spirituale di Aldo Moro? Chi l’ha fatta propria tanto da volerla raccontare ai propri amici? Chi ha capito come si possa allo stesso tempo essere il vento, che spazza via la cenere, eppure ricordare?
Franco Tritto Biografia
Francesco Tritto, detto Franco, nacque il 19 agosto 1950 a Gravina in Puglia (Bari), a pochi chilometri da Altamura, dove è sepolto.
Si è laureato nel novembre 1974 presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Roma, discutendo con il professor Aldo Moro una tesi in Istituzioni di diritto e procedura penale intitolata "Idee direttive per una riforma penitenziaria", per la quale ha ottenuto il massimo dei voti.
Un mese dopo la discussione il professor Moro ha approvato il suo programma di ricerca, richiedendo una borsa di studio per colui che sarebbe diventato il suo primo assistente e argomentando tale richiesta con parole che sottolineavano la «passione» e la «sicura attitudine» per l’approfondimento della materia oggetto di ricerca.
È stato assistente alla cattedra di Istituzioni di diritto e procedura penale alla facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, con il suo amato Maestro, Aldo Moro e successivamente, titolare della stessa cattedra. È stato docente di Diritto penale alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Cassino.
Franco è stato testimone dell'insegnamento spirituale, giurisprudenziale ed umano di Aldo Moro, uomo, professore e politico.